Moda e museo

La mostra “Are clothes modern?” e il Costume Institute

Parole chiave: Bernard Rudofsky, Costume Institute, Diana Vreeland, Fashion curating, Fashion design, Moda, MoMA, MoMu, Museo, Pratiche curatoriali

Abstract

La mostra Are Clothes Modern? curata da Bernard Rudofsky nel 1944 al MoMA di New York affrontava la moda come un fenomeno in contrasto con i principi di un “design senza tempo”, dando così inizio a un rapporto controverso fra design e moda. Rappresenta di fatto uno dei primi e più elaborati tentativi di teorizzazione sulla natura del fashion design. Nel 1946, sempre a New York, inizia al Metropolitan Museum of Art il processo di costruzione del Costume Institute, che diventerà ufficialmente un dipartimento del museo nel 1959. Dalle prime mostre degli anni quaranta fino al lavoro di Diana Vreeland, Special Consultant per il Costume Institute dal 1972 al 1989, questa istituzione ha rappresentato uno dei luoghi privilegiati per la definizione della disciplina della moda attraverso la sua messa in scena. Il confronto fra il progetto di Rudofsky e l’attività del Costume Institute permette di svolgere alcune considerazioni sulla natura delle mostre di moda e sullo statuto teorico della moda nel suo confronto con il museo.

Biografia autore

Gabriele Monti, Università Iuav di Venezia

È ricercatore in Teorie e critica del fashion design all’Università Iuav di Venezia, dove insegna Concept design per il corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Semiotica presso l’Università degli studi di Bologna con una tesi dedicata al fashion curating e alle mostre di moda in relazione alle poetiche del fashion design contemporaneo. Fra gli ultimi progetti: la collaborazione alla costruzione del saggio visuale Una giornata moderna: Moda e stili nell’Italia fascista (a cura di Mario Lupano e Alessandra Vaccari, Damiani, 2009); la collaborazione in qualità di curatore associato alle mostre e ai rispettivi cataloghi Elda Cecchele: In forma di tessuto (Marsilio, 2010) e Lei e le altre: Moda e stili nelle riviste RCS dal 1930 a oggi (Marsilio, 2011). Sempre in qualità di curatore associato, ha seguito la mostra Diana Vreeland After Diana Vreeland curata da Judith Clark e Maria Luisa Frisa (Venezia, 2012); per il relativo catalogo (Marsilio, 2012) ha scritto un saggio sul lavoro curatoriale di Diana Vreeland al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York. Attualmente sta lavorando a un progetto dedicato alle modelle italiane.

Pubblicato
2014-03-15