Un’archeologia del futuro della moda: trame semiotiche e anticipazioni estetiche dalla Space Age all’orizzonte Postdigitale.
Abstract
Il contributo si propone di sviluppare un’investigazione relativa ai meccanismi con cui la moda esercita la sua capacità predittiva e anticipatoria, analizzando l'incidenza dei segni e dei simboli vestimentari in due periodi storici distinti: la Space Age degli anni Sessanta e l'avvento del FashionTech agli albori del nuovo millennio. Attraverso i fondamenti della semiotica classica, il contributo si prefigge di elaborare un'interpretazione sistemica della moda, evidenziando l'importanza di strumenti, tecnologie e meccanismi di comunicazione che hanno modellato il suo significato nel tempo e nella percezione del tempo futuro. Pur essendo un fenomeno intrinsecamente legato al presente e ai suoi segni contemporanei, la moda si proietta costantemente verso ciò che sarà, fungendo da medium per esplorare e riflettere sulle visioni emergenti come immaginario culturale collettivo. La Space Age Couture degli anni Settanta, influenzata dai progressi tecnologici e da un clima di ottimismo, ha visto pionieri come Pierre Cardin e Paco Rabanne creare un'estetica futuristica con materiali sintetici e forme geometriche. Con il nuovo millennio, il FashionTech ha introdotto tecnologie indossabili e nuovi materiali, trasformando l'abito in un'entità ibrida. Designer come Iris van Herpen e Anouk Wipprecht superano i confini tra moda, arte e tecnologia, ponendo le basi per un sistema semiotico rinnovato caratterizzato da forme ibride che trascendono le dicotomie tra spazio e terra, tra presente e futuro.
Copyright (c) 2024 Michela Musto
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