CfP #18: Italy: the New Domestic Landscape. I primi cinquant’anni

2022-09-09

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Il 2022 segna il cinquantesimo anniversario della più grandiosa – anche in termini di dimensioni- mostra sul design italiano mai organizzata, Italy: the New Domestic Landscape: Achievements and Problems of Italian Design promossa dal MoMA di New York e curata dall’architetto argentino Emilio Ambasz tra maggio e settembre del 1972.
I fatti sono noti, consegnati alle cronache e talvolta anche alle leggende: centosessanta oggetti e quattordici environments (undici su incarico diretto e tre vincitori del concorso per giovani), i primi scelti da Ambasz e gli altri commissionati dal MoMA, ricevono il supporto economico e organizzativo dell’Istituto per il Commercio Estero italiano e di molti sponsor tecnici, che contribuiscono a una spesa totale di 1,5 milioni di dollari nel quadro della mostra più impegnativa, dal punto di vista finanziario, della storia del museo.
La risposta di pubblico e critica è coralmente entusiasta e la mostra merita titoli come MoMa Mia, That’s Some Show.

A fronte di tale successo, tuttavia, gli studi scientifici prodotti negli ultimi cinquant’anni sono stati prevalentemente rivolti all’ambito degli environments, dove più flagrante era l’eco del progetto radicale, a selezionati esempi di indubbia autorialità (Sottsass, Aulenti, Bellini, Rosselli…), talvolta anche a sporadiche riflessioni sulla dimensione critica e politica di talune frange del pensiero progettuale, espressive di una feroce critica alla logica dei consumi.

Il numero di AIS/design Journal dedicato intende richiamare gli studiosi negli ambiti della storia del progetto (design, architettura, comunicazione, produzione) ad affrontare la mostra da punti di vista meno frequentati quali:

  • i contributi critici rintracciabili nella pubblicazione di accompagnamento e/o nella ricezione della stampa specializzata e generalista in Italia e nel panorama internazionale oltre che, ovviamente, la struttura del libro stesso;
  • il ruolo delle aziende coinvolte nella realizzazione, esposizione e sostegno della mostra;
  • gli incroci tra le sezioni e le categorie ostensive, letti attraverso i protagonisti;
  • la chiara affermazione di un pensiero strutturale sul design come attrezzatura, sullo sfondo del dibattito in atto nel Paese in quegli anni.

Il pensiero di Ambasz era ambizioso e mirava alla ricostruzione di un quadro completo dell’“Italian job” che, nelle sue dichiarate intenzioni, si stagliava in maniera precisa ed originale nel contesto globale.

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