Brooklyn

Il caso italiano della gomma da masticare

Parole chiave: Brooklyn, Chewing gum, Confectionery, Gomma da masticare, Perfetti

Abstract

La lunga storia del chewing gum, singolare dolciume che a partire dagli USA si è diffuso e imposto in gran parte del mondo acquisendo nel corso del tempo uno status sociale oltre che funzionale specifico, è legata alle due Americhe: a quella centrale del Messico per cronologia e per la materia prima (il chicle) e a quella del nord per la sua versione moderna e per la messa in produzione industrializzata, legata soprattutto al XIX e XX secolo. Solo dal secondo dopoguerra invece prende il via in Italia la vicenda del chewing gum; un caso questo altrettanto interessante e tutto sommato ancora poco noto nelle sue dinamiche. Prodotta da circa sessant’anni, la gomma da masticare Brooklyn è stata la prima nel nostro Paese. I suoi ideatori, i fratelli Ambrogio ed Egidio Perfetti, similmente al celeberrimo inventore e imprenditore americano del chewing gum William Wrigley, sono riusciti nell’intento di farla diventare la più apprezzata in Italia, impegnandosi in un’alta qualità del prodotto; allo stesso tempo ne hanno fatto una vera icona grazie al particolare nome (ispirato al ponte newyorkese) e al lancio sul mercato attraverso gli esemplari spot pubblicitari degli anni sessanta e settanta legati a Carosello, che hanno inciso fortemente sull’immaginario collettivo del vasto pubblico.

Biografia autore

Paola Proverbio, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Laureata in architettura (Politecnico di Milano) e dottore di ricerca in Scienze del design (Università Iuav di Venezia), insegna teoria e storia del design e dell’architettura contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto Europeo di Design. Studiosa della cultura del progetto, si occupa in particolare dell’evoluzione del design degli apparecchi d’illuminazione italiani e di arti decorative contemporanee, temi per i quali ha tenuto corsi presso il Politecnico di Milano. Dal 2010 si occupa inoltre del rapporto tra design di prodotto e fotografia. È stata consulente scientifico per la creazione di archivi storici digitalizzati (Arteluce, Danese, Flos) e consulente per l’archivio iconografico della rivista Domus. Ha collaborato con il CASVA (Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano) per lo studio e la catalogazione di archivi di design e architettura. Le sue pubblicazioni recenti includono: “La ‘fotografia di design’ a Milano. Note per una storia fra gli anni Cinquanta e Sessanta”, in Milano 1945-1980. Mappa e volto di una città. Per una geostoria dell’arte (a cura di E. Di Raddo, Franco Angeli, 2015); Design e immaginario. Oggetti, immagini e visioni fra rappresentazione e progetto (co-curato con R. Riccini, Il Poligrafo, 2016); “Come Angelica e Bradamante. Antonia Astori e Adelaide Acerbi, le donne della Driade”, in Angelica e Bradamante le Donne del Design (a cura di R. Riccini, Il Poligrafo 2017).

Pubblicato
2015-07-31